Cresce la voglia di nuvola tra gli Avvocati: +20% di richieste

Cosa è importante sapere per concludere un contratto Cloud

 

Voglia di cloud tra gli avvocati. Anno dopo anno cresce la percentuale di studi professionali che decidono di “delocalizzare” i propri server, acquistando da operatori qualificati il servizio cloud e avere così l’accesso e l’utilizzo on demand da qualsiasi luogo e da qualsiasi dispositivo di servizi quali rete, server, memoria, banche dati) attraverso una pluralità di dispositivi.
Guardando in generale ai dati sull’utilizzo del cloud da parte del sistema produttivo italiano rileviamo che il 12% delle imprese lo utilizza, praticamente in linea con il 13% europeo (Indice DESI 2017).
Per quanto riguarda gli Avvocati, non esistono dati specifici ma la ricerca Professionisti tra le nuvole : sogno o realtà dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione digitale del Politecnico di Milano testimonia una grande effervescenza degli studi dei professionisti che appartengono alla categoria dei “giuristi di impresa”: avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, che sempre di più fanno del cloud una leva strategica per la più efficiente organizzazione dello studio.
L’analisi condotta dall’Osservatorio rileva che solo il 12% dei professionisti analizzati che utilizza il modello IaaS (infrastruttura come servizio) ha tutto sul cloud; il 22% ha un sistema misto cloud- server; il 66% non ha alcun elemento infrastrutturale e/o applicativo in cloud.
Il modello più usato è invece quello SaaS (software come servizio): l’81% dei professionisti che hanno partecipato alla ricerca utilizza almeno un applicativo in cloud, soprattutto Pec (79%) e posta elettronica ( 66%). Solo il 13% utilizza altri applicativi gestionali.

gestionale studio legale cloud

“Questi dati sono in linea con quanto abbiamo rilevato in Versari srl sotto due profili”, conferma l’amministratore delegato Flavio D’Aliessi. “Sotto il profilo dell’aumento dell’interesse, per esempio. La richiesta da parte di avvocati a Versari di fornire servizi cloud è aumentata del 20% nell’ultimo anno”.
Il secondo aspetto riguarda la “tipologia” di servizio cloud. “Abbiamo verificato che per la tipologia di clienti che si rivolgono a noi, che sono esclusivamente gli avvocati, la soluzione migliore e più performante è quella ibrida. Significa una soluzione mix tra cloud e server in studio, che permette di coniugare flessibilità e libertà dell’avvocato con la maggiore garanzia di privacy e sicurezza dei dati dei clienti e anche una maggiore efficienza operativa quando si è in studio. Viene effettuata la sincronizzazione automatica dei dati e dei documenti su richiesta del cliente”.
Ci sono dunque valide ragioni per trasmigrare al cloud ma occorre analizzare la tipologia di clientela dello studio, condividendo con loro la scelta di operare in cloud.
Tra i vantaggi indiscussi del cloud vi è l’alto livello di sicurezza, l’assenza di congestione del traffico, la possibilità di avere back up dei dati (utilissimo in caso di data breach!); e anche la possibilità di lavorare in mobilità: l’accesso ai dati è garantito se si è da un cliente, in tribunale, in viaggio o da casa.

Nella scelta del fornitore dei servizi in cloud, è utile porre attenzione a elementi quali l’esperienza nel settore, tempi e garanzie per il recupero dei dati nell’ipotesi di cambio provider e struttura dell’organizzazione in termini di affidabilità e sicurezza.
Prospettive di sviluppo. Ci sono e potrebbero in parte, ove realizzate, contribuire a superare una logica di cloud “personale”. Lo rileva anche la recentissima risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio scorso
proprio sulla strategia della commissione europea in materia di cloud computing, che per i professionisti mira a studiare clausole standard che garantiscono che i servizi rispettano i dati conformemente i principi stabiliti nelle direttive europee.